Giuseppe de Bac  assieme al padre Carlo

Giuseppe de Bac assieme al padre Carlo

 

 

Conversazione di Giuseppe De Bac su Il fico d’India, questo sconosciuto

 

 

 

Giuseppe De Bac è laureato in Agraria Tropicale e Subtropicale. Specializzato in Frutticultura, collabora con la FAO e con l’Unione Europea dal 1988. Durante la sua carriera professionale ha visitato più di 50 paesi dove ha condotto missioni di breve e lunga durata. Ha lavorato principalmente nei paesi del corno d’Africa, in progetti di sviluppo rurale sostenibile. Giuseppe ha trascorso gli ultimi sette anni in Etiopia dove sta coordinando in qualità di capo progetto un programma di frutticultura. Il fico d’ india è tra le specie frutticole promosse dal progetto.

Il fico d’India (Opuntia ficus è il nome scientifico)  è una pianta generosa, poco esigente, capace di svilupparsi nelle zone semiaride e, per questo, sostegno alimentare di tanti paesi poveri. Originaria del Messico, dopo la conquista di Cortès fu portata in Spagna, sotto la denominazione di fico d’India (tale era creduta la nuova terra scoperta) e da lì nei paesi mediterranei, in Africa e altrove. Si è così guadagnata un’aureola di pianta eroica e intelligente, deputata a sopperire alle esigenze di terre poco fertili. Cresce spontanea, diffondendosi rapidamente, arriva a contenere grandi quantità d’acqua, viene utilizzata tutta intera a scopo edule. Non ha un aspetto accattivante, con le grandi pale (cladodi) sul contorno delle quali si allineano i fiori e poi i caratteristici frutti, che una volta liberati dell’involucro spinoso, rivelano una polpa dai vari colori smaglianti, carica di semi, ma dolce e ricca di vitamine. I frutti hanno un buon valore commerciale nel bacino del Mediterraneo, in Messico e in buona parte dell’America Latina. In alcuni paesi africani il fico d’India viene coltivato soprattutto per il suo valore ecologico (combatte l’erosione del suolo e migliora il microclima) e come foraggio per il bestiame. Dovunque e sopratutto nel corno d’Africa il frutto arriva a costituire un’importante risorsa alimentare.

Poche le presenze del fico d’India nell’arte ma comunque significative nei riguardi della la sua storia e della rappresentazione del suo valore espressivo. Ricordiamo “Il paese della cuccagna” di Brueghel il vecchio, la “Fontana dei 4 fiumi” di Lorenzo Bernini, i Cactus fruits di Frida Kahlo nelle arti figurative, le descrizioni di W. Goethe, L. Pirandello, G. Deledda, E.Vittorini in letteratura e una foto di A. Einstein che si intratteneva nelle piantagioni, giudicandolo esempio straordinario di altruismo.

Giuseppe de Bac ssieme  al nostro prsidente

Giuseppe de Bac assieme al nostro presidente

 

Nella serata, presentato dal socio Mariano Marotta, è entrato a far parte del nostro Club l’avv. Walter Buscema: benvenuto!

Walter Buscema fra il presidente Saraceno e Mariano Marotta

Walter Buscema fra il presidente Saraceno e Mariano Marotta

Presenti 37 persone di cui soci 27

Ospiti del club Giuseppe De Bac, accompagnato dal padre Carlo, e  il nuovo socio onorario Francesco Paolo Capelli (socio del R.C. Roma Prati e Segretario Distrettuale)

Visitors: Laura Capuzzo Dolcetta (R.C: Roma), Cesare Ortis (R.C. Roma Campidoglio) e Silvia Arzano (figlia del PDG Franco Arzano); insieme hanno presentato la proposta di viaggio a Sidney in occasione del Congresso Internazionale del Rotary dall’1al 4 giugno 2014

Rotary Roma Nord Ovest
Author: Rotary Roma Nord Ovest

IL 19 giugno 1980 un gruppo di professionisti, imprenditori, operatori economici, giornalisti, appartenenti alle Forze Armate e rappresentanti delle istituzioni costituisce il Rotary Club Roma Nord Ovest che riceve la “ Charta “ il 23 ottobre, presidente il Gen. Girolamo De Marco. Il cavallino ne è il simbolo distintivo e rappresenta la voglia di correre e di proseguire . Da sempre il Club rivolge l’attenzione alle nuove generazioni alle quali ha sempre ritenuto di rivolgere la massima attenzione perché in esse è da riporre ogni speranza per un domani migliore. Nel 2002 è Club padrino del Rotary Club Roma Mediterraneo e nel 2004 del Rotary Club Roma Centenario. Affianca organizzazioni umanitarie con iniziative locali, il progetto PolioPlus, progetti per portare l’acqua in villaggi dell’Africa o per la lotta alla malaria. Il C.R.E. (Centro di Riabilitazione Equestre), dal 1989, aiuta i giovani disabili con l’ippoterapia. Il Premio di Giornalismo Carlo Casalegno, dal 1980 in memoria di un giornalista ucciso dai terroristi, intende ribadire la fede del Club nelle Istituzioni e nella Democrazia premiando i giornalisti che nel loro lavoro si avvicinano all’ideale del servire rotariano.