CURIOSITÀ ROMANA N. 8
Febbraio è il mese del Carnevale e in questi giorni si entra nel vivo dei festeggiamenti di questa festa millenaria, che termineranno martedi 13 febbraio, martedì grasso, l’ultimo giorno di “Re Carnovale”.
il Carnevale era per il popolo romano l’appuntamento più aspettato e desiderato dell’anno…
L’Antica festa del CARNEVALE ROMANO
Le prime tracce del Carnevale romano risalgono al XI secolo. Il Ludus Carnevalarii vedeva già dal 1143 la presenza del papa, che cavalcava fino a Testaccio con il prefetto e i cavalieri della città per svolgere cerimonie propiziatorie. L’evento, straordinario per il tempo, coinvolgeva le famiglie nobili della città e zone limitrofe, che si cimentavano in duelli, palii, giostre e eventi di tauromachia nella piana sotto il Monte dei Cocci, per secoli ritenuto luogo sacro; il popolo si accalcava numeroso, non solo per l’evento spettacolare, ma perché era un’occasione per mangiare la carne che proveniva dalle lotte dei cavalieri con gli animali. Tali tipi di eventi verranno spostati in un periodo successivo nel centro della città, tra San Pietro e Piazza Farnese e soprattutto in Piazza Navona, assumendo la dicitura di giochi di Agone e Testaccio.
A dare ufficialmente l’avvio al carnevale romano, uno dei momenti più attesi dalla città eterna, era la “Patarina”, la storica campana del Campidoglio (più volte fusa e rimodellata in realtà) che fu portata a Roma, come trofeo di guerra, nel 1200 dal senatore Pandolfo della Suburra, dopo aver sconfitto i viterbesi, rei di aver minacciano il paese di Vitorchiano, alleato con Roma. Dopo il suo rintocco la festa aveva inizio e Roma follemente si trasformava.
Via del Corso e Piazza del Popolo
Ma è con Papa Paolo II Barbo (Venezia 1417 – Roma 1471) e lo spostamento della sua dimora nel palazzetto San Marco a Piazza Venezia, che luogo centrale del Carnevale- e della città – diviene la Via Lata, in seguito ribattezzata Via del Corso per via delle corse di giovani, vecchi, bambini, ebrei, asini, bufali e cavalli, che qui si svolgono con ricchi palii in premio. Esemplare e paradossale è l’introduzione da parte del Papa Alessandro VI Borgia nel 1501, della corsa delle prostitute, in aggiunta agli abituali palii.
Il Carnevale Romano dunque si inaugura in quest’area per la prima volta il 9 febbraio 1466 con l’enorme costo di 400 fiorini d’oro, sfoggiando cortei trionfali trainati da numerosi e splendidi destrieri ispirati tradizione romana e alla mitologia classica.
Sfilate di Maschere in Via del Corso
La sfilata inaugurale e la corsa dei cavalli Bàrberi
In quei giorni, dal giovedì al martedì grasso, giostre, corse, battaglie avevano luogo nel centro della città in un brulicare di maschere di ogni tipo. Due eventi erano particolarmente apprezzati e furono ripetuti negli anni tra i tantissimi che furono prodotti a Roma in queste occasioni: la sfilata inaugurale e la corsa dei cavalli barberi, entrambi protagonisti a Piazza del Popolo e lungo Via del Corso. La via era per giorni luogo di esibizione delle famiglie nobili, che mostravano le loro splendide carrozze, gettando fiori e confetti a romani e forestieri giunti per l’occasione. Tutti i balconi erano ornati di broccati e si affittavano posti a sedere ai più facoltosi, mentre il popolo era solito accalcarsi lungo le pendici del Pincio. Tante erano le sfilate, ma quella inaugurale rappresentava un vero e proprio corteo trionfale destinato a mostrare la potenza e lo sfarzo del papa regnante, spesso protagonista – spada alla cintola – in testa al corteo. Il corteo prevedeva carri trionfali, spesso allestiti nelle stesse residenze papali per merito dei grandi artisti di corte, che attingevano alla storia romana e alla mitologia classica, rappresentando un connubio di sacro e profano. Sfilavano le rappresentanze della Chiesa, le magistrature, solennemente vestite all’antica, e le famiglie nobili; musici, artisti e poeti chiudevano la sfilata. La distribuzione di denaro, le corse e i banchetti che gli facevano da contorno lo rendevano evento particolarmente gradito alla popolazione.
Ma l’evento più atteso del Carnevale era la corsa dei cavalli bàrberi. Raccontano le cronache che a Piazza del Popolo i cavalli venivano presentati al pubblico che si assiepava sulle tribune o nelle carrozze, e lo spettacolo iniziava dalla ferrea presa dei barbareschi, che frenavano le irruenze dei cavalli Barberi pronti a lanciarsi al galoppo sfrenato senza briglie e senza fantino, lungo Via del Corso fino a Piazza Venezia, sede dell’arrivo, dove la “ripresa” dei cavalli scatenati era un momento ricordato come particolarmente spettacolare
Grandiosi spettacoli pirotecnici
erano soliti chiudere il Carnevale, a simboleggiare la forza purificatrice del fuoco prima dell’avvento della Quaresima: l’arte di “imbrigliare” l’energia del fuoco e il potere delle luci portò illustri artisti quali Michelangelo, Bernini, Vespignani, Posi, Valadier e tanti altri a dare il loro apporto per rendere il fuoco d’artificio una forma d’arte che tutta Europa ammirerà per ben quattro secoli nell’impareggiabile palcoscenico della città di Roma.
Infine La festa dei moccoletti, durante quale adulti e bambini scendevano in strada con una candela accesa, provando a spegnersela l’un l’altro in un gioco scatenato e migliaia di luci suggestive che illuminavano tutto il centro città chiudevano l’evento che era stato tanto atteso e introducevano la triste Quaresima, come ci racconta il Belli nel suo famoso Sonetto
ER PRIMO GIORNO DE QUARESIMA
Finarmente è spicciato carnovale,
corze, bballi, commedie, oggi ariduno:
sò ttornate le scennere e er diggiuno:
mó de prediche è tempo e de caviale.
De tanti sscialacori oggi gnisuno
pò ssoverchià chi non ha uperto l’ale:
er zavio e ’r matto adesso è ttal e cquale:
o ss’è ggoduto o nnò, ssemo tutt’uno.
Addio ammascherate e carrettelle,
pranzi, cene, marenne e colazione,
fiori, sbruffi, confetti e carammelle.
Er carnovale è mmorto e sseppellito:
li moccoli hanno chiusa la funzione:
nun ze ne parla ppiú: ttutt’è ffinito.
IL TRAMONTO DEL CARNEVALE
Con l’avvento dei Savoia a Roma nel 1870, inizia il tramonto del Carnevale, soprattutto a causa dei molti incidenti che avvenivano durante i giochi e che mietevano diverse vittime tra il pubblico presente. Un’Italia finalmente unita politicamente, sedava le grandi differenze culturali con leggi che non riuscivano a sopprimere le passioni legate a un evento che aveva caratterizzato le feste, la cultura, l’arte della Roma papale per oltre sette secoli.
Oggi poco o niente è rimasto dell’antico Carnevale Romano, solo qualche mascherata nelle piazze e nelle vie di Roma a ricordarci che la necessità e la voglia di essere “altro da sé”, almeno una volta l’anno, ci permette di sopportare meglio le maschere che si incontrano tutti i giorni sul proprio cammino.
“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.”
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila.