PRIMA CURIOSITA’ ROMANA DEL 2024
LE ORIGINI DELLA FESTA DELLA BEFANA Epifania
In questa “Curiosità Romana” la prima dell’anno nuovo, si racconta come è nato il mito della Befana, una festa tipicamente italiana legata al culto del raccolto e al passaggio dall’anno vecchio al nuovo, che la tradizione vuole vecchia e logora come l’anno appena salutato.
La leggendaria “vecchina” arriva insieme ai Re Magi per spazzar via con un colpo di scopa il tempo del Natale. La figura della Befana è antecedente alla nascita del cattolicesimo e sarebbe legata ai riti propiziatori pagani, celebrati dagli antichi romani e associati alle stagioni.
Secondo il calendario romano nelle dodici notti successive al solstizio invernale, in un periodo dedicato alle celebrazioni per la morte e la rinascita della natura, si credeva che misteriose figure femminili volassero sui campi per propiziare i futuri raccolti, guidate da Diana (la dea lunare della caccia e della vegetazione). Queste donne, nel corso del tempo, sono state associate a diverse divinità come Abundantia, dea dell’abbondanza o da Sàtia (una divinità minore legata al concetto di sazietà). Il mito della “donna volante” sul manico di scopa sarebbe nato da qui.

La figura della donna anziana vestita di stracci rappresenterebbe invece il concetto di anno vecchio, vissuto, consumato, o per altri della povera e poco generosa natura invernale. Ha questa accezione il personaggio di Perchta o Berchta, un’anziana donna con i capelli scarmigliati, gli abiti consunti e i piedi giganti, celebrata in alcune aree di Austria e Germania – non a caso, proprio dodici giorni dopo il Natale.
L’usanza di bruciare fantocci vestiti di stracci nelle festività per il nuovo anno, è diffusa presso molte città d’Italia e d’Europa, e anche la scopa sarebbe un simbolo di purificazione, pulizia, rinascita e rigenerazione della natura.
Il fatto che la Befana sia stata, nel tempo, assimilata a una strega dipende invece dalla condanna del Cristianesimo di tutta la simbologia pagana, accusata di influenze sataniche.
Anche il termine Befana potrebbe provenire, in base ad alcune teorie, dalla corruzione lessicale di epifania (dal greco epifáneia, “manifestazione”) attraverso bifanìa e befanìa. L’abitudine di consegnare regali o carbone ai bambini sarebbe da ricondurre alla divinità romana di Strenia, simbolo del nuovo anno, celebrata con i tradizionali scambi di doni augurali durante i Saturnali (da questa tradizione deriva il termine “strenne”).
Un’altra tradizione vedeva nella festività della Befana un’occasione di integrazione del reddito per le famiglie più povere, alle quali venivano consegnati cibi e piccoli doni, in cambio del loro passaggio di casa in casa per lo scambio di auguri.
Un moderno tentativo di cristianizzare la festa della Befana associandola ai 3 Re Magi, racconta di un incontro tra i sacerdoti del racconto biblico e la famosa vecchina.
Baldassarre, Gaspare e Melchiorre, non riuscendo a trovare la strada per Betlemme, chiesero indicazioni ad un’anziana signora incontrata lungo il tragitto, e cercarono di convincere la donna ad andare con loro dal Bambino Gesù. Quest’ultima, dopo essersi rifiutata di accompagnarli, si sarebbe pentita della sua decisione, per questo preparò un cesto di dolci, uscì e cercò i re, ma non li trovò. La vecchietta avrebbe poi cominciato a cercare i tre di casa in casa, donando dolci ai bambini che incontrava, sperando che uno di questi fosse proprio Gesù Bambino.
Da allora, ogni anno, la Befana porterebbe doni ai bambini per rimediare al suo errore. La Befana portava in origine i propri doni in una iuta, la cui forma è però molto simile ai grossi calzettoni di lana che ogni anno vengono appesi nella notte tra il 5 e il 6 gennaio.
Il carbone destinato ai bambini più irrequieti, invece, sarebbe stato una sorta di “riempitivo”: quando si diffuse l’usanza dei doni di Natale e dell’Epifania, la maggior parte delle case aveva un camino, da dove si calavano sia Babbo Natale che la Befana.
Niente di più facile, allora, che riempire il sacco o la calza privi di regali, con pezzi di carbone che si trovavano a portata di mano.
Forse i Magi non erano tre e non erano neanche Re, ma sapienti e astrologi che, come ha detto Benedetto XVI, «scrutavano il cielo» per trovare Dio. Nella liturgia cristiana è la festa in cui Dio, nel Bambino Gesù, si manifesta a tutti i popoli. Il dono della mirra allude alla Passione, quello dell’oro alla regalità e l’incenso alla divinità di Cristo. Ecco quindi che “epifania”, parola greca, significa “manifestazione divina, apparizione (quella di Cristo Signore a tutti i popoli in questo caso).

È il Vangelo di Matteo a narrare l’episodio della visita dei Magi a Gesù Bambino, i quali da Oriente giungono a Gerusalemme e chiedono “Dov’ è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. Il significato è teologico: i Magi simboleggiano gli stranieri e i pagani che riconoscono la venuta del vero Dio. Originariamente, si pensa comunque che i personaggi non sono tre e non sono Re. La provenienza da Oriente fa pensare alla Persia, perché «magio» è un vocabolo di questa terra, ma dall’etimologia un po’ oscura. Indica comunque una tribù originaria dell’Iran occidentale nel cui ambito erano scelti i sacerdoti che aderiranno alla riforma di Zoroastro.
Si conclude questo racconto con una bella citazione di Gilbert Keith Chesterton, scrittore e giornalista britannico ((Londra, 29 maggio 1874 – Beaconsfield, 14 giugno 1936).
“In ogni casa elegante c’è la porta principale per i signori, e c’è la porticina di servizio per i fornitori; ma non deve mancare la porta celeste per gli dei. Si potrebbe dire che la cappa del camino è il tunnel che congiunge la terra al cielo. Forse questa porta è poco adoperata. Ciò non toglie che la porta della Befana sia la vera porta principale: la porta che si apre sull’universo.”
BUON 2024 a TUTTI!

Rotary Roma Nord Ovest
Author: Rotary Roma Nord Ovest

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